Portrait

Samson


Monza 2021
Samson, let it be

In Nigeria facevo l’artigiano, mi occupavo di sostituire vecchi serramenti in legno con nuovi infissi in alluminio.
Non il mestiere della vita, piuttosto qualcosa che ho imparato a fare assistendo il padre di un amico unicamente per guadagnarmi da vivere ed aiutare la mia famiglia.
Allo stesso modo oggi essere rider significa per me cogliere un’occasione che si presenta sul cammino, non una scelta ragionata sulle mie capacità ed inclinazioni.
Se mi chiedi cosa voglio fare in futuro, mi dispiace, ma non so risponderti, o meglio ti direi che sarei pronto ad accettare ogni opportunità. A 32 anni credo ancora di non conoscermi. Ho speso il mio tempo affannandomi al solo scopo di migliorare la qualità di vita dei miei cari. Per loro sono venuto in Italia, di me si fidano ed a me si affidano, non posso deluderli.
Sapevo non sarebbe stata una passeggiata, ma non credevo fosse tanto difficile affermarsi in Italia. Siamo abbandonati a noi stessi in un mondo sconosciuto e privo di riferimenti, aiuti, guide.
Alla cieca e troppo spesso con i documenti scaduti.
Poi all’improvviso arrivano loro: Just Eat, Uber, Glovo, Deliveroo e con facilità creano una breccia all’interno di questo labirinto buio in cui ti trovavi introducendoti rapidamente in quel mondo del lavoro che cercavi disperatamente di approcciare.

Ecco, sai, credo che le compagnie che gestiscono noi riders abbiano costruito il loro successo proprio perché offrono un lavoro di una facilità disarmante, alla portata di tutti ed immediatamente accessibile a tutti. É sufficiente firmare un contratto incomprensibile sullo smartphone e disporre di una bici e due gambe allenate.
Non servono corsi, tirocini, scuole, università, soldi, raccomandazioni, fortuna.
È vero il lavoro é discontinuo, sottopagato e poco gratificante però nessun altro mi ha sinora offerto qualcosa di meglio in modo altrettanto semplice. Per questo per oggi sono contento così, lascio che sia… domani si vedrà.
(Poi passando davanti al Vulcano della Falck di Sesto San Giovanni, mi chiede del perché in Italia abbiano smontato tutte le fabbriche in cui il lavoro aveva un senso e una dignità. E fermandoci alla fermata mi racconta di Sesto Medaglia d’Oro per la Resistenza contro i fascisti e i nazisti. Lui mi domanda cose importanti e sa ciò che molti italiani non sanno o si sono dimenticati. E io non so neppure dove sta il suo paese sulla carta geografica).






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