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Monza 2021
Francis, breathing
Ho trascorso troppo tempo costretto a casa da un maledetto difetto interatriale, una malformazione congenita al cuore che con il tempo è peggiorata rendendomi faticosa qualsiasi attività. Ricordo che anche una breve passeggiata o una semplice doccia rischiavano di arrecarmi lancinanti fitte al petto. Vivevo i miei giorni nell’attesa di un’operazione per la quale la Cooperativa che mi accoglie ed accompagna nel mio percorso d’asilo si è spesa tanto. Non conto più il numero dei dottori a cui ho spiegato il mio problema né il numero delle visite sostenute prima di intuire che no non ero ansioso e le mie crisi non erano attacchi di panico. Il sogno di uscire dalla mia condizione di clausura prese pian piano le sembianze di un uomo dotato di pettorina, caschetto, portavivande e bicicletta. Osservavo con desiderio ed invidia alcuni miei amici e compagni di stanza, il loro affanno nel tornare stanchi, ma in salute, dopo lunghe giornate lavorative da rider, l’ansia nell’attendere la notifica della prossima consegna, poi la partenza agile e repentina verso chissà dove. Amavo quel dinamismo estremo così opposto alla mia stasi che diventava noia, frustrazione ed a tratti depressione. Sì, perché l’operazione tardava ad arrivare complice anche la pandemia e la chiusura dei reparti ospedalieri.
Poi finalmente il 22 febbraio, dopo una notte insonne per i dolori penetranti come ferite da freccia, vengo portato l’ennesima volta in pronto soccorso e finalmente si decidono a ricoverarmi ed effettuare l’operazione per la quale ero ormai in lista da quasi un anno. È stata una svolta, con la convalescenza è arrivato il graduale recupero. Potevo provare l’ebbrezza di tornare a sentirmi libero e lo feci proprio pedalando una bicicletta. Ero contento così, mi bastava questo. Diventare rider è stato solo uno sfizio che mi sono voluto togliere, un modo per guadagnare qualche soldo. Mi accontento di uscire di casa, sentire il vento rinfrescare il viso mentre le gambe danzano sui pedali ed il cuore batte regolare. Di tanto in tanto, quando avverto che sto esagerando, mi fermo e faccio un profondo respiro, mi accerto di stare bene e riprendo la mia pedalata. Altro aspetto che apprezzo di questo mestiere è l’essere sempre a contatto con la gente, mi sto accorgendo che per via della mia malattia avevo a lungo sacrificato le relazioni. Così, tra una consegna e l’altra, trovo assai piacevole scambiare qualche chiacchiera con miei connazionali nei principali snodi della città di Monza, davanti a qualche fast food oppure in stazione prima di prendere il treno del ritorno. So che non posso ambire ad alti compensi né a scalare le classifiche, purtroppo al momento non posso correre e devo prestare attenzione a non affaticarmi troppo. Non importa, c’è tempo, oggi basta ricominciare.